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Ascoli Piceno

Fondazione CISAM

Spoleto, 2013; paperback, pp. 204, col. ill.
(Il Medioevo nelle Città Italiane. 4).

series: Il Medioevo nelle Città Italiane

ISBN: 88-6809-002-3 - EAN13: 9788868090029

Subject: Historical Essays,Towns

Period: 1000-1400 (XII-XIV) Middle Ages

Places: Italy,Umbria and Marche

Languages:  italian text  

Weight: 0.98 kg


Chi osservi Ascoli dalle pendici che a mezzogiorno salgono verso Colle San Marco si rende subito conto della posizione eccezionale di cui gode la città, adagiata su un terrazzo delimitato dal corso del Tronto a nord e da quello del Castellano a sud e a levante, dove avviene la confluenza nel fiume maggiore. I bordi del terrazzo, che scendono quasi a picco sino al letto dei fiumi, formano profondi fossati naturali. A ovest il Colle dell'Annunziata, che sovrasta l'abitato di un centinaio di metri, lascia solo un angusto corridoio tra il colle e la riva destra del Tronto. In un luogo in cui idrografia e orografia assicurano una protezione naturale straordinaria, non poteva non sorgere un centro abitato. Non stupisce quindi che la storia di Ascoli conti più di 2.500 anni. A una frequentazione umana che risale alla preistoria fece seguito la città picena, poi romana, poi longobarda, infine libero Comune prima di essere inserita stabilmente nello Stato della Chiesa. Se la prima e duratura organizzazione dello spazio urbano risale all'Antichità romana, di cui restano ampie tracce, non c'è dubbio che il Medioevo abbia lasciato l'impronta di gran lunga più forte. A ciò concorrono in primo luogo le numerose chiese romaniche. Risalgono ai secoli XI-XII, e mantengono in diversa misura i caratteri originari, la Cattedrale e il Battistero; poi, concentrate nel cuore della città, una dozzina di chiese tutte edificate - più o meno nella forma attuale - tra l'inizio del XIII e la metà del XIV secolo; chiese che custodiscono tra l'altro un patrimonio iconografico di alta qualità. Il gotico ha lasciato ad Ascoli una eredità meno diffusa, ma di elevato valore nella chiesa e nel convento di San Francesco. Un'altra eredità del Medioevo sono le alte torri - poche tuttavia quelle superstiti se rapportate alle cento circa attestate a fine Trecento - che connotano soprattutto il quartiere di San Giacomo; e poi il reticolo di rue e di vicoli che dà l'impronta a buona parte del tessuto urbano. Anche le due piazze principali (del Popolo e Arringo), la prima il salotto buono di Ascoli e insieme il luogo degli incontri e dello struscio nel cuore commerciale della città, la seconda il severo spazio monumentale del potere ecclesiastico e di quello civico, per quanto siano entrambe il risultato di un riassetto plurisecolare, ci ricordano a colpo d'occhio l'origine medievale, non fosse altro per la fiancata e l'abside gotico di San Francesco, in un caso, e per il Battistero romanico nell'altro, che ne chiudono parte degli spazi. L'età comunale ha rappresentato il momento più alto nella storia della città. Ascoli, prima attraverso i propri vescovi poi tramite le magistrature comunali, seppe muoversi abilmente tra Papato e Impero, tra lo Stato della Chiesa, di cui faceva parte, e il confinante Regno meridionale, creandosi ampi spazi di sovranità, conquistando e organizzando un territorio dipendente che andava ben al di là dei confini diocesani, incrementando le attività mercantili e manifatturiere, con la conseguente forte espansione del tessuto urbano. Gli ultimi decenni del Duecento rappresentarono il culmine dello sviluppo e della potenza ascolana, e coincisero in parte con l'elevazione al soglio pontificio di Girolamo d'Ascoli, papa Niccolò IV. Il periodo successivo alla metà del Trecento vide il lento inserimento della città - anche se non lineare e spesso violentemente contrastato - nella maglia amministrativa dello Stato pontificio, con la riduzione progressiva degli spazi di sovranità e con limitazioni alla stessa autonomia interna. Con la fine, nel 1502, della cosiddetta libertas ecclesiastica (ovvero del privilegio di governarsi in forma autonoma, ottenuto giusto vent'anni prima) si concludeva definitivamente la parabola della città-stato medievale.

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