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Il Palazzo della civiltà italiana. Architettura e costruzione del Colosseo quadrato

Motta 24 ore Cultura

Milano, 2003; paperback, pp. 252, 200 b/w ill., cm 25,5x28,5.

ISBN: 88-7179-358-7 - EAN13: 9788871793580

Subject: Civil Architecture/Art,Masterpiece

Period: 1800-1960 (XIX-XX) Modern Period

Places: Rome

Languages:  italian text  

Weight: 1.76 kg


La ricerca effettuata in occasione della presente pubblicazione ha offerto l'opportunità di ripercorre i circa sessanta anni di vita del palazzo: lo studio è stato condotto attraverso l'esame dei materiali di archivio (disegni, documenti, fotografie) e la contemporanea analisi diretta dell'edificio svolta mediante il rilievo costruttivo e il ridisegno delle parti architettonicamente più significative.

Il Palazzo della Civiltà Italiana è uno degli edifici più rappresentativi dell'architettura italiana della fine degli anni Trenta. Il palazzo fu progettato e costruito nell'ambito della grande Esposizione Universale di Roma prevista per il 1942 con il ruolo di simbolo, da una parte, del primato della civiltà italiana e, dall'altra, dello stile del regime fascista. L'edificio che doveva ospitare la mostra permanente della civiltà italiana doveva svolgere la funzione di faro di riferimento per l'intero programma espositivo: non a caso l'area a esso destinata dal piano è sulla sommità di un'altura che si affaccia sulla vallata del Tevere. Al concorso, bandito nel 1937, viene premiato il progetto degli architetti Giovanni Guerrini, Ernesto La Padula e Mario Romano.
L'idea è quella di un grande cubo di oltre sessanta metri di lato con le facciate traforate da un unico elemento, l'arco a tutto sesto. La scelta dell'arco a tutto sesto non è certo casuale: è, da un lato, emblema dell'architettura classica romana, e dall'altro, in quanto principio fondamentale della tradizione muraria, sistema autarchico per eccellenza. L'immagine risultante è quella tipica del moderno italiano: un edificio ibrido in cui la spessa massa muraria, che determina con forza l'immagine architettonica, nasconde lo scheletro di cemento armato indispensabile per ottenere grandi luci. Tutti i piani, ad eccezione del primo che ospita un atrio d'onore, sono completamente liberi per consentire l'allestimento della mostra. Innovativo il sistema distributivo, che prevede che i visitatori, attraversato l'atrio, raggiungano in ascensore l'ultimo piano, punto di inizio della visita, e che scendano via via ai piani inferiori tramite una rampa a lieve pendenza con ampia vista sulla valle del Tevere.
Al momento della sospensione dei lavori nel 1943, a causa degli eventi bellici, l'edificio risulta praticamente completato anche se i grandi saloni appaiono vuoti per il mancato allestimento della mostra. Successivamente l'edificio, come l'intera area dell'Eur, viene abbandonato e subisce le occupazioni, prima dei tedeschi, poi degli alleati e infine degli sfollati. Dopo la guerra, superate le ipotesi di utilizzazione come biblioteca nazionale o museo della tecnica, il palazzo (ormai denominato "Palazzo della Civiltà Italiana e del Lavoro") viene chiamato a rispondere, per la prima, ma anche ultima volta, alla sua vocazione originaria: è infatti sede della mostra EA53 nell'ambito dell'Esposizione Internazionale dell'Agricoltura. L'esperienza resta isolata e l'edificio viene successivamente destinato ad accogliere in parte gli uffici della Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro e alcuni servizi dell'Aeronautica Militare.
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A metà degli anni Ottanta il palazzo torna in possesso dell'Eur spa e da allora attende una nuova destinazione.
È stata infine svolta un'indagine sullo stato di conservazione, presupposto essenziale per i futuri interventi che dovrebbero trasformare il palazzo, secondo un progetto congiunto di Eur spa e Ministero per i Beni e le Attività Culturali, in museo dell'audiovisivo.

Maristella Casciato (1950), è professore associato di Storia dell'Architettura, Università di Bologna - Facoltà di Architettura a Cesena. I suoi temi di ricerca si concentrano sull'architettura del XX secolo, con specifiche competenze sull'architettura olandese, sulle teorie dell'architettura moderna e contemporanea, sull'architettura italiana negli anni della ricostruzione, sulla documentazione e conservazione del patrimonio architettonico del Novecento. Dal 1990 collabora attivamente con DoCoMoMo International (Documentation and Conservation of buildings of Modern Movement), l'associazione per la documentazione, conservazione e tutela del patrimonio architettonico del XX secolo. È fra i membri fondatori del gruppo DoCoMoMo Italia Onlus, di cui è segretario. È stata docente presso il Department of Architecture di MIT e presso la Graduate School of Design a Harvard, entrambi negli Stati Uniti.
Sergio Poretti (1944) è professore ordinario di Architettura Tecnica presso la Facoltà di Ingegneria dell'Università di Roma "Tor Vergata". È componente del consiglio scientifico de "Il Modo di Costruire" che promuove varie iniziative culturali ed editoriali per la conoscenza delle tecniche di costruzione. È componente del comitato scientifico di "Rassegna di Architettura e Urbanistica".
È Presidente di DoCoMoMo Italia. È coordinatore del dottorato di ricerca in "Ingegneria edile: architettura e costruzione".
L'attività di ricerca verte sulla storia delle costruzioni e il restauro dell'architettura moderna

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design e realizzazione: Vincent Wolterbeek / analisi e programmazione: Rocco Barisci