Antropologia cosmica. Roberta Buttini. I simbolici viaggi tra arte e scienza.
Gangemi Editore
Roma, Case Romane del Celio, May 27 - June 27, 2016.
Edited by G. Di Genova.
Roma, 2016; paperback, pp. 95, b/w and col. ill., cm 21x30.
(Arti Visive, Architettura e Urbanistica).
series: Arti Visive, Architettura e Urbanistica
ISBN: 88-492-3253-5
- EAN13: 9788849232530
Subject: Architects and their Practices,Collections,Essays (Art or Architecture),Monographs (Painting and Drawing),Painting
Period: 1960- Contemporary Period
Languages:
Weight: 0.7 kg
"Per comprendere il fantastico e fantasioso viaggio antropologico-cosmico dell'artista toscana, ormai da molti anni genovese d'adozione, va tenuto presente quanto indicavo due anni fa. Infatti Roberta Buttini ha sviluppato nel 'tempo e spazio senza limiti' il suo 'gergo' pittorico con nuovi segni e simboli aggiunti a quelli codificati nel passato, e mi riferisco alla tavola con le tre sequenze verticali della segnaletica di Ieri oggi domani (2010), in cui sulla scorta delle modifiche avvenute dai segni primitivi a quelli odierni ella propone l'ipotesi di come saranno all'inizio del IV millennio, nella fattispecie nel 3004, a dar credito ad un dipinto qui assente, intitolato appunto Archeologia industriale 3004. Le opere del 2015-16 costituiscono una nuova tappa del suo viaggio che ovviamente affonda le radici nelle tappe precedenti, alcune delle quali appositamente vengono riproposte per far meglio comprendere la coerenza del tragitto e le motivazioni insite in esso. Pertanto non solo possiamo individuare nelle sue composizioni gli stessi leit-motiv, tra cui le soluzioni ternarie, non di rado sviluppate oltre, ma anche incontrare la medesima simbologia precedentemente utilizzata, come i due profili di cranio in Homo silicio (2016), che rimandano ai crani Dartiani/Homo sapiens/Homo futurus e relative creazioni (pietra scheggiata e armi in legno, il prototipo del telefono di Bell e la scrittura lineare) con cui, sempre rispettando la norma ternaria, inizia il tragitto espositivo." (G. Di Genova)