Oltre il colle. Zambla Alta, Zambla Bassa, Zorzone. La storia - La vita - Le chiese - Le miniere - L'agricoltura - Il turismo - L'incomparabile bellezza - Quattro diverse radici, un unico albero
Corponove Editrice
Bergamo, 2021; bound, pp. 224, ill., cm 20x27.
EAN13: 9791280344083
Subject: Historical Essays
Places: Lombardy
Languages:
Weight: 1 kg
Cristian Bonaldi Che bella idea ebbero i primi abitanti di Oltre il Colle a scegliersi questo approdo montano fra cielo e roccia, trionfi di aurore, tramonti e la musica di notti stellate, fra le vette più alte delle Prealpi Lombarde, fra boschi di pini e di faggii, su distese di prati che, in alta quota, diventano un giardino botanico di fiori tra i più rari della flora alpina. La bellezza fu il motivo secondario per accettare di riprendere in mano il libro di Cristian, interrotto d'improvviso lasciando tutti costernati. Motivo primario fu il rapporto di collaborazione con i due precedenti libri di Cristian, "C'era una volta" 1 e 2, quasi premessa a questa bimillenaria storia di Oltre il Colle, che inizia da Plinio il Vecchio. Narra Plinio delle miniere di calamina nella terra di Bergamo, che si estraeva nel distretto minerario di Dossena-Oltre il Colle. Era già vasto lo sfruttamento delle miniere di Arera e Vaccareggio del popolo etrusco, dei Galli Cenomani, poi dei Romani, che deportarono i "damnati ad metalla" tramite i quali forse giunsero qui le prime radici cristiane. Ci stupisce apprendere che nel Medioevo, quando i vescovi sedevano in cattedre d'avorio col pastorale in pugno e la spada al fianco, il vescovo di Bergamo era feudatario dall'Arera, al Branchino, al Vedro, al monte Menna con diritto esclusivo di caccia dell'orso e del camoscio. Si dia uno sguardo al dettagliato indice per vedere l'intrecciarsi con la storia nazionale, sempre vista nella prospettiva locale, e ci si soffermi si commoventi volti dei giovani soldati che partirono con un sorriso buono. per non più tornare. Non meno commovente il ricordo dei minatori che persero la vita in miniera, in un partecipe delineare la loro identità umana. Se è vero che non si dà aristocrazia senza antichità, Oltre il Colle può vantare l'antichità della chiesa di Grimoldo costruita nel 1363, ampliando una cappella risalente al 1250. Un'aristocrazia anche d'animo e di umiltà nel carattere e nel lavoro di uomini e donne, nella fatica dei campi, dell'allevamento, delle miniere, che esigevano anche la fatica dei ragazzi a trasportare il materiale grezzo alla laveria, dove le taissine, con ogni intemperia, lo cernevano e lavavano in vasche d'acqua, oltre ad accudire i figli, rigovernare la casa e gli animali, lavorando "da stelle a stelle", da quelle del mattino a quelle della notte. Un'aristocrazia nell'aprirsi al turismo, allo sport, alla bellezza delle salite, alla passione per la musica e alla fede profonda nell'edificare chiese e cappelle, innalzando la Croce sulle vette più alte, salendovi forse come i biblici patriarchi per parlare con Dio. Oltre il Colle non è un luogo anonimo, è un luogo con un volto plasmato nei secoli dai suoi abitanti e nei millenni dalla meravigliosa natura. La poetessa Mary Oliver scrive: «Presta attenzione, sii attonito, raccontane». Così ha fatto Cristian: ha prestato attenzione, si è stupito, ha raccontato la bellezza e la storia di Oltre il Colle. Era poco più che un ragazzo Cristian, non aveva ancora 45 anni. Una domenica sera ha posato la penna e ha spento il computer. Il "suo" libro di Oltre il Colle poteva dirsi quasi finito, almeno nella sua prima stesura storica. Sua figlia Chiara lo avrebbe letto come prezioso bagaglio per varcare più sicura la soglia del futuro. Era la domenica 28 giugno dell'anno del Signore 2020. Andando a dormire a notte inoltrata, forse Cristian avrà pensato all'esigente Vangelo di quella domenica: «Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me...Ma chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d'acqua fresca a uno di questi piccoli... non perderà la sua ricompensa». Quanti bicchieri d'acqua fresca aveva donato Cristian con i suoi libri! S'avviò verso il riposo della notte stellata, l'ultima sua notte terrena. Un incanto le foto di Marco e Gina con paesaggi più volte ritratti con lo stesso spirito con cui Monet dipinse le sue 38 cattedrali di Rouen.