Rime d'amore
Fabrizio Serra Editore
Edited by Bianchi Stefano.
Pisa, 2024; paperback, pp. 124.
(BIBLIOTECA DELLA «RIVISTA DI LETTERATURA ITALIANA». 35).
series: BIBLIOTECA DELLA «RIVISTA DI LETTERATURA ITALIANA».
ISBN: 88-3315-596-X
- EAN13: 9788833155968
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I 34 componimenti di cui consiste la raccolta curata da Stefano Bianchi, ca. la metà del corpus poetico di Veronica Gambara (1485-1550) racchiuso nell'edizione critica di Alan Bullock, offrono un'ampia veduta dell'impronta data dalla poetessa bresciana al genere poetico amoroso, interpretato e vissuto nella dimensione della vita di corte. È la prima autrice donna che nel Cinquecento si occupa di tematiche amorose anziché religiose come nel caso delle autrici del secolo precedente. La poetessa, fornita di un'ottima educazione classica e corrispondente con personaggi di spicco del rinascimento umanistico quali Pietro Bembo, nelle Rime dimostra di saper maneggiare il sentimento amoroso nelle varie sue sfumature attraverso la conoscenza e l'uso di strumenti retorici della poesia cortigiana come l'anafora e l'antitesi e per mezzo di particolari forme metriche gradite a quell'ambito poetico come frottola e strambotto, impreziosendo la materia di riferimenti letterari (Ovidio, Petrarca). La sua poetica risente, certo, dalla perdita del marito Giberto, signore di Correggio, avvenuta il 26 agosto 1518: l'amore, dapprima espresso in tono disincantato, si fa poi sempre più amaro fino a spingere la «vittima dolente» al pensiero del suicidio senza attuarlo; esso viene trattato spesso con toni elegiaci, in cui dominano il pianto, il senso del distacco dall'amato in guerra, la sua perdita. In questo spazio rientra un altro tema caro alla poetessa: l'accanimento della sorte avversa, della «crudel Fortuna», contro cui però mostra un atteggiamento resistente e pugnace, destinato del pari alla disillusione, all'amara verità. Da questo cambio di atteggiamento poi deriverà il ripudio della propria produzione amorosa, dichiarato nel 1532 dalla Gambara stessa.