Chiesa, Impero e turcherie. Giuseppe Alberti pittore e architetto nel Trentino barocco
Trento, Castello del Buonconsiglio, December 2, 2016 - May 1, 2017.
Trento, Castello del Buonconsiglio, December 3, 2016 - May 1, 2017.
Edited by Dal Prà L., Mich E. and Giacomelli L.
Trento, 2016; paperback, pp. 390, col. ill., cm 24x29.
(Castello in Mostra).
series: Castello in Mostra
ISBN: 88-942250-0-3
- EAN13: 9788894225006
Subject: Architects and their Practices,Essays (Art or Architecture),Monographs (Painting and Drawing),Painting
Period: 1400-1800 (XV-XVIII) Renaissance
Extra: Baroque & Rococo
Languages:
Weight: 2.17 kg
Trecento anni fa moriva a Cavalese il pittore ed architetto fiemmese Giuseppe Alberti, grande protagonista della stagione barocca trentina. Lavorò infatti nei due maggiori cantieri della Trento di fine Seicento, ovvero nella Cappella del Crocifisso in duomo e nella Giunta Albertiana al Castello del Buonconsiglio. La ricorrenza del terzo centenario della scomparsa dell'artista è un'occasione irrinunciabile per ricordare il suo lavoro attraverso una rassegna al Castello del Buonconsiglio attraverso la quale ripercorrere i momenti salienti della sua attività che riveste un ruolo di primo piano nel contesto dell'arte locale dell'ultimo quarto del Seicento. Grazie alle numerose campagne di restauro promosse dalla Soprintendenza per i beni culturali nel corso di un trentennio, gran parte delle opere realizzate da Alberti sia ad affresco che su tela si presentano oggi in ottimo stato di conservazione. L'Alberti lavorò molto anche nel territorio diocesano, nella Chiesa abbaziale di S. Michele all'Adige, dove dipinse le magnifiche semilunette con i padri della Chiesa, nella Chiesa dei Francescani a Cavalese, nella Cappella del Suffragio nell'Arcipretale di Riva del Garda, la Cappella del Rosario nella Parrocchiale di Pressano, ma fu impegnato anche nel vicentino nella decorazione di Palazzo Leoni Montanari. Il percorso espositivo, oltre settanta opere tra tele, disegni, incisioni, argenti, alabastri, sculture intende mettere in luce gli aspetti migliori della produzione albertiana, confrontata con i molteplici modelli stilistici ai quali il pittore fiemmese si accosta nel corso dei suoi soggiorni di studio a Venezia (Pietro e Marco Liberi, Bernardo Strozzi, Francesco Maffei, Giovanni Battista Langetti, Karl Loth, Pietro della Vecchia) e a Roma . Attraverso la sua evoluzione stilistica e i temi raffigurati su volere dei suoi committenti emerge anche uno spaccato importante del periodo storico in cui Alberti visse, improntato sotto molti aspetti sia all'amore per l'esotico e per le turcherie in particolare, sia, al tempo stesso, caratterizzato dal timore per l'espansionismo ottomano, contro il quale molti stati europei giunsero infine a coalizzarsi sotto lo stimolo continuo esercitato da papa Innocenzo XI. Per la prima volta, assieme a molte opere eseguite per il principe vescovo Francesco Alberti Poja, colto ed illustre committente di Giuseppe Alberti e di altri importanti artisti come Cornelis van der Beck e Lorenzo Ayli, vengono inoltre esposte le coloratissime piastrelle da pavimento dell'antico arredo della Giunta Albertiana, da quelle con decori "alla turchesca", a quelle bianche e blu, che imitavano gli ornati delle porcellane cinesi giunte in Europa con le navi portoghesi.