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Il bosco di Torrile. Storia e futuro di una foresta perduta

Edizioni Diabasis

Edited by Mambriani C.
Parma, 2009; paperback, pp. 144, cm 24x26.
(L'Archimetro).

series: L'Archimetro

ISBN: 88-8103-640-1 - EAN13: 9788881036400

Subject: Gardens and Parks

Period: 1960- Contemporary Period

Places: Emilia Romagna

Languages:  italian text  

Weight: 0.7 kg


- Per conoscere un frammento del paesaggio parmense - il bosco di Torrile - che è allo stesso tempo territorio e bene culturale, capitolo di storia e occasione di salvaguardia ambientale.
- Per riflettere - grazie anche alle parole illuminanti di Jacques Le Goff - su uno degli elementi più tipici della società medievale, il bosco, un'area di sussistenza strettamente legata anche alle vicende dei detentori del potere, sia laici che religiosi.
- Un'opera di grande rigore scientifico, supportata da una ricca documentazione d'archivio e da splendide fotografie a colori. Con interessanti sconfinamenti nella storia dell'arte parmense.

"Durante il medioevo [...] l'Europa era ricoperta di foreste non solo sui massicci montagnosi ma anche nelle pianure: è il caso, esemplare, del bosco di Torrile, situato nell'area tra il Po e la città di Parma. Nel passato il bosco ha dunque avuto una parte importante sia nella realtà, sia nell'immaginario.
Per quanto riguarda l'immaginario, lo si è potuto paragonare a ciò che è stato il deserto per le società orientali. La santità è nata nei deserti d'Oriente, mentre la foresta popolata di santi eremiti ne è stata l'equivalente per l'Occidente medievale [...]. La foresta era al tempo stesso meravigliosa e terribile, produttrice di beni indispensabili e focolaio di brigantaggio, capace di attrarre e di respingere [...]. Quanto al bosco di Torrile, esso fu dapprima, nel medioevo, a partire dal X secolo, proprietà del vescovo, o più esattamente della mensa episcopale, di cui doveva coprire i costi di sussistenza. Si estendeva su una superficie di 600 biolche quando, nel 1460, fu affittato in enfiteusi perpetua a Roberto Sanseverino. Dal primo Seicento, subentrati i Farnese, divenne una riserva di caccia ducale. Morto nel 1802 il duca Ferdinando di Borbone, il bosco divenne proprietà della Repubblica francese e fu donato al generale Soult. Questi lo vendette nel 1806 a nuovi proprietari italiani e quando Maria Luigia dal 1814 divenne sovrana del ducato di Parma il bosco rimase escluso dalla riserva di caccia principesca".
[dall'introduzione di Jacques Le Goff] Il volume contiene contributi di Jacques Le Goff, Giuseppa Z. Zanichelli, Lucia Fornari Schianchi, Daniela Romagnoli, Franca Manzini, Adelaide Ricci, Marzio Dall'Acqua, Carlo Mambriani ed Ermenegildo Spagnolli, e un portfolio di fotografie a colori di Gianni Pezzani

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