I corali di San Giacomo Maggiore. Miniatori e committenti a Bologna nel Trecento
Edizioni Edisai
Genova, Galleria Nazionale di Palazzo Spinola, January 30 - April 13, 2003.
Edited by Benevolo G. and Medica M.
Bologna, Museo Civico Medievale. 14 dicembre 2002 - 31 marzo 2003.
Ferrara, 2003; paperback, pp. 314, b/w and col. ill., cm 17x24.
(Musei Civici di Arte Antica di Bologna. Monografie. Collana diretta da Massimo Medica. 2).
series: Monografie
ISBN: 88-88051-21-X - EAN13: 9788888051215
Subject: Collectables (Antiquities, Rarities and Oddities),Collections,Graphic Arts (Prints, Drawings, Engravings, Miniatures),Maps, Documents, Old and Rare Books
Period: 1000-1400 (XII-XIV) Middle Ages
Places: Emilia Romagna
Languages:
Weight: 0.82 kg
Dopo contrastate vicende conseguenti alle soppressioni degli enti religiosi in età post-unitaria, i corali sono attualmente di proprietà comunale e sono conservati presso il Museo Civico Medievale, dove, al termine di delicati interventi di recupero e di restauro - recentemente eseguiti (in parte con finanziamenti IBC) soprattutto nei riguardi di alcuni codici gravemente danneggiati - finalmente si è potuto disporre di tutto il ciclo liturgico e quindi avviare accurate ricerche e analisi stilistiche che hanno permesso di evidenziare i forti motivi di interesse dei corali nel quadro della produzione artistica bolognese del periodo.
Senza dubbio uno degli aspetti più esclusivi dei codici è rappresentato dalle suggestive raffigurazioni dei committenti laici e dei loro stemmi araldici che ci conducono fra gli altri alle famiglie Calderini, Isolani e Bolognini. Si tratta di un raro protagonismo di privati laici su materiali ad uso interno del convento agostiniano, in cui sembrano convergere contenuti socio-politici oltreché artistici e devozionali.
La mostra, curata da Massimo Medica e da Giancarlo Benevolo, ha per oggetto innanzi tutto per la prima volta l'esposizione del ciclo completo degli antifonari che sono presentati insieme con altre significative testimonianze artistiche trecentesche legate alla committenza agostiniana e alla produzione di Nicolò di Giacomo.
Accanto agli affreschi con Storie di Santa Maria Egiziaca eseguiti da Cristoforo da Bologna e ad altre testimonianze pittoriche coeve provenienti da San Giacomo, il pubblico ha infatti l'occasione di ammirare alcuni capolavori della miniatura del Trecento, tra cui, firmate da Nicolò di Giacomo, le Decretali di Giovanni d'Andrea (1354) conservate alla Biblioteca Ambrosiana di Milano e la preziosissima versione del De bello pharsalico per la committenza Gonzaga (1373) conservata alla Biblioteca Trivulziana di Milano. Sempre di Nicolò di Giacomo è inoltre presentato per la prima volta uno dei corali realizzati per la Collegiata di San Giovanni Battista di San Giovanni in Persiceto (Bo).
La miniatura ha la capacità di incantare per quel contatto intimo e diretto che crea col pubblico, nonostante il tempo e la cultura che li separa; inevitabile subirne il fascino quando il miniatore dimostra di possedere quel gene artistico della narrazione popolare che accomuna i migliori maestri di formazione bolognese.
E' certamente il caso di un'artista come Nicolò di Giacomo (notizie dal1353-1401), illustratore di molti dei corali restaurati ed in alcuni casi ricostruiti che possiamo ammirare alla mostra del Museo Civico Medievale.
Brulica di figure la pagina del codice proveniente dalla Biblioteca Ambrosiana: le Decretali di Giovanni d' Andrea (1354) con le brillanti rappresentazioni delle virtù, dove la scena si anima in una rassegna di gesti, caratteri, interazioni e in un colore eccitato che ne scandisce il ritmo. I suoi capilettera, specialmente quando raccontano, lo fanno con vivace trascrizione della realtà ma anche nelle decorazioni che richiedono iconograficamente un maggiore rigore, i suoi personaggi trattengono a fatica espressione e sentimento.
Le pagine miniate, invece, da Stefano degli Azzi (1354-1402), altro maestro che operò per i corali Agostiniani, lo rivelano raffinato decoratore e attento colorista più che fantasioso narratore. Gli accordi cromatici che elabora sono sempre calibrati ed eleganti e lo dimostra meglio fra tutte la pagina della Divina commedia: Beatrice, si arresta indicando a Dante "colui che tutto move" in un'atmosfera sospesa sotto un cielo soffocato da racemi dorati.
Al centro della mostra la produzione, quindi, di Nicolò di Giacomo e Stefano degli Azzi e in particolare quella del ciclo liturgico composto dai 15 corali che furono commissionati per gli Agostiniani dalle famiglie Isolani, alla fine degli anni '60, Calderini e Bolognini negli anni '90.
E' stata notata, a questo proposito, la rilevante presenza degli stemmi araldici e ritratti delle famiglie sulle decorazioni dei corali come un caso molto particolare per opere destinate all'uso interno di un convento, quasi un'intrusione di contenuti socio-politici che si fondono ai comuni motivi devozionali.
La mostra offre anche un rapido sguardo su un periodo di particolare interesse artistico per il convento di San Giacomo sotto il priorato di Andrea Artusi (1367-1387) che si distingue non solo per la produzione dei corali ma anche per le imprese decorative firmate da artisti di prestigio: Simone dei Crocefissi, Lorenzo Veneziano, Lippo di Dalmasio e Cristoforo da Bologna (notizie dal 1360-1400). Di quest' ultimo sono i due affreschi in mostra con le Storie di santa Maria Egiziaca che provengono dalla cappella dei santi Cosma e Damiano.
L'importante lavoro di ricerca condotto dai curatori della mostra Massimo Medica e Giancarlo Benevolo è reperibile sul catalogo che è stato presentato nei giorni scorsi: uno studio completo sulla produzione e sulle travagliate vicende del ciclo di corali che non trascura gli eventi storico-artistici del convento.