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Lucrezia Borgia

Ferrara Arte

Ferrara, Palazzo Bonacossi, October 5 - December 15, 2002.
Schede di Laura Laureati, Elena Bonatti, Giuseppe Muscardini, Maria Teresa Gulinelli, Alessandra Sarchi, Giovanni Sassu.
Ferrara, 2002; paperback, pp. 226, b/w and col. ill., 74 numbered col. plates, cm 23x30.

Subject: Historical Essays

Period: 1400-1800 (XV-XVIII) Renaissance

Languages:  italian text  

Weight: 1.25 kg


In occasione del quinto centenario dall'arrivo di Lucrezia Borgia a Ferrara, il Comune ha promosso una serie di eventi per celebrare quell'avvenimento. Questa mostra, a cura di Laura Laureati, rientra in quel progetto. E' la prima dedicata alla sola Lucrezia e ne ricostruisce il periodo ferrarese, che ebbe inizio nel 1502 e si concluse nel 1519. Nelle prime due sale, tuttavia, non poteva mancare un richiamo agli anni romani di Lucrezia e ai loro principali protagonisti: il padre, papa Alessandro VI, il fratello Cesare, detto il Valentino, dipinti da Cristoforo dell'Altissimo, e lei stessa, Lucrezia, in un ritratto da Bartolomeo Veneto, proveniente dal Museo di Nîmes.
Dalla terza alla sesta sala sono esposti dipinti e sculture di Sperandio, Antonio Lombardo, Bartolomeo Veneto, Dosso Dossi e Bastianino che, oltre alla Borgia, raffigurano il duca Ercole e suo figlio Alfonso, cui Lucrezia andò sposa, che l'accolsero con la stessa magnificenza con cui l'aveva salutata Roma. Per l'occasione i letterati della corte estense composero testi poetici in onore della sposa. Tra questi Ludovico Ariosto che, nel suo epitalamio, paragona Lucrezia a Venere e canta il nuovo volto che Ferrara andava assumendo in quegli anni grazie all'"Addizione Erculea". Oltre a quello con Ariosto, anche il rapporto con altri letterati - Pietro Bembo, Ercole Strozzi e Giangiorgio Trissino - attesta il ruolo di musa ispiratrice da lei svolto a Ferrara. E' Pietro Bembo, presente in mostra ritratto da Tiziano, colui che intrecciò con Lucrezia la relazione più intensa, che culminò nella dedica alla duchessa, nel 1505, del suo componimento più famoso: Gli Asolani che, con le lettere che i due si scambiarono e la celebre ciocca dei suoi biondi capelli da Lucrezia, sembra, donata al poeta, documentano una relazione diventata per alcuni l'ennesima conferma della sua dissolutezza, per altri la testimonianza di un legame profondo ma ideale e poetico.
Poche sono le immagini di Lucrezia. Unici documenti certi, tutti esposti, sono le due medaglie fuse per lei a Ferrara e la targa in argento, eseguita da Giannantonio Leli nel 1512, nella quale la duchessa è effigiata mentre rende omaggio a San Maurelio per aver protetto Ferrara e la dinastia estense. E' un documento di vita vissuta questa targa, ma è anche testimonianza di un altro aspetto della sua personalità: una spiritualità che cresce con il trascorrere degli anni. Un segno di quella spiritualità è anche l'immagine della Beata Beatrice II d'Este, fondatrice del Monastero di Sant'Antonio in Polesine, che Bartolomeo Veneto avrebbe raffigurato con le fattezze di Lucrezia Borgia per la quale lavorava. Una copia settecentesca di quel dipinto si conserva in Sant'Antonio in Polesine e testimonierebbe la provenienza dell'originale da quel luogo. Un altro documento di tale spiritualità è la tavola di Dosso Dossi della National Gallery di Washington che raffigura Santa Lucrezia di Mérida, voluta da Lucrezia come opera di devozione privata. Una devozione che le consente di affrontare con serenità la morte, il 24 giugno 1519, come dimostra la lettera da lei inviata a papa Leone X due giorni prima di morire.
L'immagine di una Lucrezia responsabile dei più orrendi misfatti fu sancita da Victor Hugo, nel suo dramma Lucrèce Borgia del 1833, e da Felice Romani, che, nello stesso anno, trasse dal testo di Hugo il suo libretto per il melodramma Lucrezia Borgia, musicato da Gaetano Donizetti. E' soprattutto di Maria Bellonci il merito di averci restituito di Lucrezia un'immagine più equilibrata e storicamente attendibile.
A ideare l'allestimento, di straordinaria suggestione e componente essenziale della mostra, è stato un maestro come Pier Luigi Pizzi. Un altro maestro, il regista Florestano Vancini, ha fatto rivivere Lucrezia in un cortometraggio, anch'esso parte fondamentale della rassegna, ispirato a Lucrezia Borgia. Una intervista impossibile di Maria Bellonci, un testo di straordinaria intensità della principale studiosa di Lucrezia, alla quale la rassegna rende omaggio nel centenario della nascita.
La mostra è organizzata da Ferrara Arte in collaborazione con i Musei Civici d'Arte Antica di Ferrara.

Pochi nomi richiamano alla mente intrighi di palazzo e misteriosi complotti come quello di Lucrezia Borgia. La sua vita, ricca di colpi di scena, favolosi matrimoni e tragiche morti, si è conclusa nel 1519 a Ferrara. Passando per la zona di Ferrara, a due passi dalle Valli di Comacchio e dalla splendida zona umida, di grandissimo interesse naturalistico, che si sviluppa attorno alla foce del Po, vale la pena fermarsi in città, per conoscere un po' meglio la storia avventurosa di questa donna, cogliendo anche l'occasione di sfatare qualche mito.

Lucrezia Borgia nasce nel 1480 a Subiaco e, fin da bambina, è stata segnata da quello che sarà poi il suo destino, e cioè quello di essere un inerme strumento di potere nelle mani del padre. Costui era il cardinale Rodrigo Borgia, che più tardi divenne papa Alessandro VI e, per assicurarsi poteri sempre maggiori e alleanze strategiche, pensò sin da subito di servirsi della sua bella figlia. A soli dodici anni, Lucrezia venne fidanzata per procura a un nobile spagnolo. Quando il padre di Lucrezia salì al soglio pontificio, annullò quella unione, cercando di realizzarne un'altra più proficua. Fu così che la diede in sposa a Giovanni Sforza nel 1493. Dopo soli quattro anni, però, il papa, alleatosi con il re di Napoli, e quindi nemico degli Sforza, sciolse il loro matrimonio e la povera Lucrezia venne data in sposa al diciottenne Alfonso d'Aragona. Dopo poco tempo, la politica estera del padre mutò ancora una volta, e Alfonso venne fatto brutalmente assassinare dal fratello di Lucrezia, Cesare Borgia. A questo punto, il padre organizzò per Lucrezia l'ennesimo matrimonio, stavolta per consolidare il suo potere in Romagna, e la diede in sposa ad Alfonso d'Este. Fu in quella occasione che Lucrezia si trasferì a Ferrara, destinata a concludere in quella città la sua travagliata esistenza. La realtà di Lucrezia Borgia, dipinta dai nemici come una donna corrotta e perversa, capace di rapporti incestuosi e di arti malefiche compiute con potenti veleni, si nasconde invece in una vita mai realmente vissuta, vittima dei biechi giochi di potere della sua famiglia. Volendo fare una visita alle sue spoglie, è sufficiente andare al coro delle Clarisse, nel pieno centro di Ferrara.

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