Jacopo Della Quercia ospite a Ripatransone. Tracce di scultura toscana tra Emilia e Marche
Nardini Editore
Edited by R. Casciaro and Di Girolami P.
Firenze, 2008; paperback, pp. 133, ill., cm 17x24.
ISBN: 88-404-4170-0 - EAN13: 9788840441702
Subject: Monographs (Sculpture and Decorative Arts),Sculpture
Period: 1000-1400 (XII-XIV) Middle Ages,1400-1800 (XV-XVIII) Renaissance
Places: Emilia Romagna,Umbria and Marche
Languages:
Weight: 0.46 kg
Fu proprio la scultura la prima testimone del profondo rinnovamento delle arti in Toscana nel primo Quattrocento e, già prima del viaggio di Donatello a Padova, il senese Jacopo della Quercia era in Emilia, mentre Nanni di Bartolo sarà presto in Veneto e poi nelle Marche.
Maestri della scultura in marmo, i toscani svilupparono precocemente anche la plastica in terracotta e in stucco e la difficile arte del getto del bronzo, imponendosi in quasi tutta l'Italia come specialisti di tutti questi materiali.
Le Marche ricevettero presto sculture del primo rinascimento toscano, annunciato dalla precoce presenza del Ghiberti a Pesaro, e per tutto il Quattrocento si susseguirono gli arrivi, sia degli scultori stessi, sia delle opere spedite direttamene da Firenze, come le terracotte invetriate dei Della Robbia e i rilievi in cartapesta della bottega dei Rossellino.
Queste presenze esercitarono un significativo influsso sulle vicende della scultura tra l'Emilia, la Romagna e le Marche, intrecciandosi con la presenza di sculture veneziane e producendo un linguaggio composito ma non privo di accenti originali e specifici.
Il percorso della mostra comprende un nucleo di rare o addirittura inedite opere giovanili di Jacopo della Quercia e del suo entourage emiliano-romagnolo, affiancate ad opere tradizionalmente attribuite al Ghiberti (e la mostra è l'occasione per verificare questa ipotesi) e a una splendida terracotta di Nanni di Bartolo, vicina a quella eseguita per il portale della basilica di Tolentino.
In dialogo con la Madonna delia melagrana sarà anche presente l'importante Madonna in pietra attribuita a Bartolomeo Bon, veneziano, ma in evidente dialogo con i maestri toscani. Da questo incontro, avvenuto nell'Italia adriatica, nasce un filone di scultura marchigiana testimoniato dall'imponente e splendida Madonna della misericordia del Duomo di Camerino (da alcuni ritenuta peraltro opera veneziana) e dalla Madonna della congregazione di Carità, anch'essa già a Camerino e ora nella Galleria Nazionale di Urbino. Proprio in quest'ultima scultura si trovano i presupposti per la formazione di uno scultore rappresentativo in sommo grado dell'arte "marchigiana" come il Maestro della Madonna di Macereto, identificabile con Domenico Indivini, che si ispirò ai modelli toscani ma con uno stile autonomo e di grande originalità.