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Gino Marotta. Anni Cinquanta

Silvana Editoriale

Milano, Studio Giangaleazzo Visconti, September 21, 2007 - January 18, 2008.
Edited by Fiz A.
Cinisello Balsamo, 2007; bound, pp. 95, b/w ill., col. plates, cm 24x29.

ISBN: 88-366-0958-9 - EAN13: 9788836609581

Subject: Collections,Essays (Art or Architecture),Monographs (Painting and Drawing),Painting

Period: 1800-1960 (XIX-XX) Modern Period,1960- Contemporary Period

Places: No Place

Languages:  italian text  

Weight: 0.862 kg


Gino Marotta (Campobasso, 1935) è generalmente noto per essere uno degli artisti più innovativi degli anni sessanta che con le sue sculture in metacrilato ha sviluppato, con ambiguità e ironia, una dimensione artificiale della natura destinata ad anticipare talune ricerche recenti su tecnologia e virtualità. Ma questo è solo un aspetto di un artista multiforme (ha collaborato, tra l'altro, con Carmelo Bene) che ha realizzato una ricerca più vasta e ancora in parte sconosciuta. Quello che emerge in questo volume curato da Alberto Fiz è il Maretta che nella seconda metà degli anni cinquanta, poco più che ventenne, sfida le convenzioni dell'arte attraverso le sperimentazioni sui materiali dando vita a opere per certi versi sorprendenti come le Sabbie, i Piombi, gli Allumini o i Bandoni. A Roma, nella città dov'erano confluiti Mark Rothko e Willem De Kooning, Franz Kline e Cy Twombly, l'artista molisano sa bene da che parte stare e dopo aver rifiutato l'accademismo informale si dedica a un'indagine che suscita l'immediato interesse dei maggiori critici di allora, come Emilie Villa, Franco Russoli, Cesare Vivaldi e Lionello Venturi. Sono opere fluide, quelle proposte da Maretta negli anni cinquanta, dove il segno si affossa e lascia la sua impronta indelebile sulla matrice all'apparenza morbida della superficie. I segni si associano al nostro senso di smarrimento nella ricerca di un'apparente logicità; ora sfumano nel buio, ora si smarriscono nella luce mercuriale.

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