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Il Caravaggio Odescalchi

Skira

Roma, Chiesa di Santa Maria del popolo, November 10 - November 27, 2006.
Milano, 2006; paperback, 37 col. ill., tavv., cm 24x28.
(Arte Antica. Cataloghi).

series: Arte Antica. Cataloghi

ISBN: 88-6130-077-4 - EAN13: 9788861300774

Subject: Collections,Essays (Art or Architecture),Monographs (Painting and Drawing),Painting,Restoration and Preservation

Period: 1400-1800 (XV-XVIII) Renaissance

Places: Europe

Languages:  italian text  

Weight: 0.4 kg


La prima Conversione di San Paolo, poco conosciuta al grande pubblico perché da sempre custodita in collezioni private, è al centro di uno dei più appassionanti enigmi caravaggeschi.

La tavola, insieme al suo pendant Crocifissione di S. Pietro (perduta), fu commissionata a Caravaggio nel 1600 da Tiberio Cerasi, tesoriere generale della Camera Apostolica, cioè il Ministro del tesoro del Papa (all'epoca Clemente VIII Aldobrandini), per decorare le pareti della sua nuova cappella in S. Maria del Popolo, che l'architetto Carlo Maderno era stato incaricato di ristrutturare. I due dipinti dovevano essere eseguiti, per contratto stipulato tra Cerasi e Caravaggio, su tavola di cipresso.

Con la morte del Cerasi, avvenuta nel maggio 1601, a lavori appena iniziati, la vicenda si complica e nasce il mistero. I due dipinti che dal 1605 sono nella cappella Cerasi sono infatti su tela e non su tavola, come invece espressamente indicato nel contratto, mentre le due versioni su cipresso, che furono certamente dipinte per prime dal grande maestro lombardo, hanno preso strade diverse si sono divise, e alla fine una sola, la Conversione di S. Paolo oggi restaurata, è giunta fino a noi. Perché Caravaggio ha realizzato una seconda versione su tela al posto della prima su tavola di cipresso? L'ipotesi più accreditata - basata su un'affermazione di Giovanni Baglione storico nemico di Caravaggio - è che la prima versione su tavola venne rifiutata dal committente.

La possibilità di confrontare da vicino i due dipinti caravaggeschi apre oggi nuovi affascinanti scenari. L'ipotesi che si vuole verificare in questa occasione è che sia stato lo stesso Caravaggio, forse in accordo con i proprietari, a sostituire il dipinto quando, terminati i lavori architettonici nella cappella (i quadri furono sistemati solo nel 1605), si rese conto che l'impianto compositivo della prima versione su tavola non poteva in alcun modo adattarsi all'articolato, ma troppo angusto spazio della cappella progettato da Maderno. In pratica i due quadri, impostati per essere visti da lontano, non erano materialmente visibili correttamente nella stretta cappella Cerasi.

Questa ipotesi se confermata dall'esposizione del quadro Odescalchi nella cappella e dal confronto tra le due versioni, non solo risolverà il mistero del presunto "rifiuto", ma consentirà anche una collocazione in avanti nel tempo delle versioni su tela, situandole non nel 1601 come si è creduto finora, ma verso il 1603 - 1604, a ridosso del completamento architettonico della cappella.

Un'ipotesi questa di grande fascino perché permette di inserire più coerentemente le due tele nel percorso stilistico di Caravaggio e rende anche assai più comprensibile la distanza stilistica tra le due Conversioni di S. Paolo, entrambe eccelse ma espressione di linguaggi diversi, una differenza che emerge oggi con maggior prepotenza alla luce del restauro della tavola Odescalchi.

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design e realizzazione: Vincent Wolterbeek / analisi e programmazione: Rocco Barisci