La piramide di Caio Cestio e il cimitero acattolico del Testaccio. Trasformazione di un'immagine tra vedutismo e genius loci
Palombi Editori
Roma, 2008; br., pp. 224, ill. b/n, cm 15x21.
ISBN: 88-6060-136-3
- EAN13: 9788860601360
Soggetto: Architettura e Arte Civile,Saggi e Studi sull'antichità
Periodo: 0-1000 (0-XI) Antico
Luoghi: Lazio,Roma
Testo in:
Peso: 0.59 kg
Il cimitero del Testaccio fu il primo cimitero moderno di Roma, nel senso di terreno extraurbano con sepolture individuali. Fino al 1965 non compaiono segni di riconoscimento tombali dunque per molto tempo la zona mantenne l'immagine di aperta campagna. Questo luogo incarnava il topos del giardino settecentesco, "paesaggio romantico", meta di viaggiatori grazie alla fama data dalle guide turistiche che lo descrivevano e dai vedutisti ottocenteschi che lo celebravano. Le prime sepolture del Testaccio furono di inglesi protestanti e di alto rango, questo spiegherebbe la vicinanza del cimitero alla Piramide Cestia; il carattere della zona circostante la piramide, era congeniale alla mentalità degli uomini del Nord, protestanti e inclini a determinate scelte culturali: questo campo dava agli stranieri l'impressione di assomigliare ai loro cimiteri, solo che qui al posto della cappella c'era la Piramide. Il Testaccio rimase a lungo un'appendice lontana dalla vita della città, e ciò la rendeva, per il piccolo gruppo protestante, un posto appetibile, perché discreto e defilato seppure nel cuore della cattolicità. Del resto a Roma in materia di sepolture non cattoliche vigeva l'anarchia, mancando una normativa precisa a riguardo; l'unica prescrizione certa era che gli "eretici" non venissero interrati in luoghi consacrati.